giovedì 20 novembre 2008
Il male nel mondo...
E' una nebbiosa e tarda sera domenicale, una serata di tipica vita universitaria, trascorsa riguardando gli appunti di fisica e matematica e discorrendo con gli amici nella saletta coffee durante la pausa, insomma, una serata come tante altre qui a Padova; mio malgrado, tuttavia, la malvagità del cuore umano, pur in una serata tanto tranquilla e rilassata, è riuscita infine a dilaniare la nebbia profonda, adagiata sulla città. Sul sito di Repubblica scopro un piccolo articolo, un trafiletto, che forse non ha nemmeno trovato posto sulla versione cartacea, che però è certamente più sconvolgente dell'idiozia del premier Berlusconi che ogni giorno ci viene mostrata fino alla nausea. E’ strano a parer mio che una notizia tanto significativa venga di fatto fatta passare nell’indifferenza, eppure si tratta di qualcosa che dovrebbe farci riflettere per un momento e dovrebbe spingerci ad aprire il cuore nei confronti di quel povero continente, tanto ricco di risorse ma tanto martoriato, che è l’Africa. Il crimine, perché di questo si tratta, è avvenuto in Nigeria, la nazione più popolosa del continente, dove una clinica per maternità in provincia di Enugu si è scoperta essere in realtà una “fabbrica di bambini”; giovani donne, costrette spesso con la forza o di propria volontà, venivano stuprate brutalmente, ingravidate e obbligate poi a vendere i propri figli a compratori di ogni tipo, sia nigeriani abbienti sia occidentali. Queste sono le agghiaccianti parole di una delle prigioniere, liberate dalla polizia recentemente:” Appena entrata, mi hanno fatto un'iniezione e sono svenuta , quando ho ripreso conoscenza, mi sono resa conto che ero stata violentata”; la ragazza è stata poi rinchiusa con le altre giovani e violentata nuovamente il giorno successivo. Secondo le autorità nigeriane, avvertite dell’esistenza del fenomeno da un’ong che lavora nel paese, il fenomeno non è limitato alla sola clinica di Enugu, ma è ben radicato sul territorio del paese; secondo le stime Unicef almeno dieci bambini ogni giorno vengono venduti come schiavi in Nigeria come manodopera, o per essere fatti prostituire o semplicemente come rimedio per la maledizione della sterilità che ancora trova adepti nelle zone più culturalmente arretrate del paese. Mi intristisce pensare che ancora certe cose possano accadere.
mercoledì 29 ottobre 2008
La profezia di Calamandrei!
Un piccolo testo che deve fare riflettere, tratto dal discorso tenuto a Roma da Piero Calamandrei, onorevole e membro attivo dell'assemblea costituente, nel 1950.
"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"
"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"
mercoledì 17 settembre 2008
L'italia e la serpe razzista
Milano, 14 settembre 2008. Intorno alle sei del mattino, mentre la città, fredda e grigia, ancora sonnecchia e si prepara per la giornata di lavoro ormai incipiente, in via Zuretti un giovane italiano dalla pelle scura come l’ebano, originario del Burkina Faso, insieme a due amici si avvicina con passo assonnato ad un bar dove i tre si fermano un momento per fare colazione. Un cappuccino e una brioche, probabilmente, in perfetto stile milanese, o anche detto “bauscia”. Il colore della loro pelle tuttavia non mente, i due baristi, padre e figlio, in cuor loro si augurano che i tre delinquenti se ne vadano via il prima possibile, li guardano con aria sospetta mentre ridono allegramente, magari pronunciando alcune frasi enigmatiche nella loro lingua madre che subito spaventano i due proprietari. “Chissà cos’avranno detto quei tre negri?”, va dicendo il padre al figlio, mentre il gruppetto di amici si allontana lungo la via con passo lento ma felice; “non so, pà, non farci caso; cazzo te ne frega, l’importante è che se ne siano andati e che abbiano pagato quanto dovevano”. All’improvviso, tuttavia, spunta una piccola serpe verde, silenziosa ma letale, dalla piccola scatoletta dei biscotti da cui i tre amici, inavvertitamente, hanno preso alcuni biscotti, dimenticandosi però sbadatamente di pagarli. “Pà, cazzo, quei negri ci hanno rubato i biscotti!”, sbotta decisamente furibondo il figliolo dietro il bancone, mentre il padre, estraendo da sotto il bancone due robuste spranghe di ferro e investendo il figlio prediletto di una di esse, esclama:”Ora figlio, andiamo a mostrare a quei negri di merda, che questa è casa nostra!”. Impugnando le spranghe come fossero due spade, i due baristi corrono fuori dal proprio bar con la furia di un leone che sta per azzannare la propria preda[…]. Il resto della storia penso che ormai la conosciate; uno dei tre ragazzi, Abdul William Guibre, 19 anni, è stato brutalmente ucciso sprangate dai due baristi a cui avevano rubato solo alcuni biscotti. Questa storia, tanto assurda da risultare ormai “nella norma”, non è altro che il più grave e il più insensato di una serie di episodi che si sono susseguiti da quando il nuovo governo di Mister B. si è insediato a Palazzo Chigi; ricordiamo tra gli altri, l’assalto indiscriminato ad un campo rom a Napoli, le ripetute aggressioni a danno della comunità gay di Roma e, infine, la presunta volontà di schedare i bambini rom sostenuta dal ministro dell’interno R. Maroni. Questi episodi, gravi e inaccettabili, dovrebbero allarmarci, ripensando anche alla storia del nostro paese che già ha conosciuto il fenomeno delle leggi razziali promulgate da Mussolini nel 1938, poiché è chiaro che stiamo assistendo, ogni giorno con sempre più intensità, alla diffusione di una mentalità discriminatoria nei confronti di coloro che, per motivi diversi, dal colore della pelle all’orientamento sessuale, non si possono, o forse sarebbe meglio dire non si vuole, considerare italiani come gli altri. Il governo di Mister B., pur non essendo l’uovo della serpe, non ha lesinato a tenerlo al calduccio e a coccolarlo perché si schiudesse precocemente, facendo della politica della paura contro l’immigrato, forte dell’appoggio della xenofoba Lega Nord, l’arma principale con cui ha sedotto il popolo e ha trionfato alle elezioni. Purtroppo, la mano dura dell’esecutivo non si è fatta attendere, nascondendosi dietro alla falsa etichetta dell’allarme sociale, sia per quanto riguarda il problema dell’immigrazione clandestina, sia per quanto riguarda il problema della prostituzione, che sono stati affrontati, soprattutto quest’ultimo, troppo frettolosamente e in maniera totalmente inadeguata, fornendo soluzioni facili ma di scarsa lungimiranza. Infine, quello che di più grave questo episodio mostra, è la presunta convinzione di potersi fare giustizia per proprio conto, indipendentemente dalla magistratura, una restaurazione preoccupante della legge del più forte che il governo non dimentica di mostrare ogni giorno, agendo a colpi di maggioranza ed esautorando completamente ogni possibilità di dialogo con l’opposizione.
sabato 6 settembre 2008
Elezioni americane 2008
A meno di sessanta giorni dalle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti d’America, i candidati, senatore Barack Obama per il partito democratico e senatore John McCain per quello repubblicano, hanno scoperto tutte le proprie carte e i propri programmi e si avviano a sfidarsi frontalmente in una delle più emozionanti campagne elettorali degli ultimi anni. Sembrano così lontani i giorni in cui anche in Italia si era in pieno clima elettorale, tuttavia si può ben notare che, a differenza che negli Usa, da noi è mancata assolutamente quell’appassionata volontà di cambiamento che entrambi i candidati americani, seppur nelle loro proprie caratteristiche, tentano invece di mostrare. Sia Obama sia McCain hanno capito che il paese è stanco dell’amministrazione Bush e che ha bisogno di una scossa profonda per risollevarsi e per tornare a dominare la scena internazionale come ha sempre fatto dalla fine della Guerra Fredda. Così Obama si è espresso nel suo discorso di accettazione della candidatura presidenziale: “America, we are better than these last eight years. We are a better country than this.”; al contrario McCain ha pronunciato queste parole: “And after we’ve won, we’re going to reach out our hand to any willing patriot, make this government start working for you again, and get this country back on the road to prosperity and peace.”. Si può allora capire come il vero motto di queste imminenti elezioni sia il rinnovamento, il cambiamento che persino il candidato repubblicano, partito da cui proviene lo stesso presidente G.W. Bush, ha saputo cogliere dalle vicende degli ultimi mesi, un’economia in profonda crisi, una disoccupazione salita a livelli preoccupanti, un esercito che ancora fatica ad imporre la vittoria sia in Iraq e ancor più in Afghanistan. Dopo aver letto i discorsi effettuati dai due candidati, personalmente sento di dover confermare il motto inaugurato da J.Biden, candidato scelto da Obama per la vicepresidenza, che afferma: “Obama is the change, McCain is more of the same”, poiché il programma elettorale di Obama che prevede, tra le altre, proposte come l’estensione dell’assicurazione sanitaria per tutti i cittadini, maggiori aiuti alle famiglie per garantire l’istruzione adeguata ai propri figli e un graduale ritiro dal territorio iracheno si presenta veramente come una proposta riformista; il programma di McCain, al contrario, e della sua candidata alla vicepresidenza Sarah Palin, pur riprendendo in alcune tematiche prioritarie, problemi affrontati anche da quello di Obama, sembra essere influenzato dalla politica ormai ammuffita di Bush e del suo partito e sembra anche non avere quella carica propulsiva che invece mostra il programma democratico. Occorre fare, a questo punto, una profonda riflessione e chiedersi di quale profonda malattia soffra il sistema politico italiano che non ha saputo offrire un solo candidato che sapesse incarnare lo spirito di cambiamento e che sapesse comprendere la necessità di un profondo riformismo per superare quella che si mostra essere come la più grave crisi economica dopo la grande depressione del ’29. Sia Berlusconi sia Veltroni, infatti, hanno riproposto in modi diversi, le stesse tematiche che in Italia si stanno discutendo ormai da troppi anni, senza trovare alcuna soluzione e togliendo invece lo spazio per le questioni importanti e le sfide che si dovrebbero invece intraprendere per rilanciare il paese. Gli Usa, pur nelle loro contraddizioni storiche, si sono dimostrati ancora una volta una democrazia estremamente più vitale e consapevole della nostra e da cui spesso, ma non sempre, dovremmo prendere esempio.
Come volevasi dimostrare!!!
Il seguente pezzo, tratto liberamente da Repubblica, 06/09/08, mostra come le prospettive future per la nuova Alitalia illustrate da Scalfari e riportate nel mio articolo non siano solamente frutto di una ingenua diffidenza nei confronti dell'operato del governo Berlusconi e della cordata di imprenditori confluiti in Cai.
Sacconi esclude che Air France possa arrivare ad avere la maggioranza della nuova Alitalia. Tremonti è prudentissimo, e dice che del Piano Fenice e dei futuri, possibili rapporti con i francesi parlerà mercoledì in Parlamento.
Ma Parigi travolge il canovaccio di tutele e prudenze e reticenze italiane. E da fonti vicine alla compagnia franco-olandese trapela che l'intenzione reale è quella di controllare Alitalia tra cinque anni, quando scade il divieto di cessione delle quote da parte dei soci Cai. "In linea teorica - dicono dalla Francia - vorremmo avere il controllo di maggioranza. Ma, per il momento, siamo disposti anche ad entrare in pista con il 10-20%".
La notizia è stata inoltre riportata sul quotidiano francese La Tribune, come riportato ancora da Repubblica.
La girandola di voci, che si era fermata per qualche giorno, è ripartita stamani con un articolo su La Tribune. Secondo il quotidiano economico francese molto legato all'industria, "prima ci sarebbe l'acquisto di un 10-20% nella newco Alitalia. Poi nel 2013 la possibilità, per AF di prendere la maggioranza del capitale". La proposta, si spiega, "sarebbe stata formulata in segreto alla compagnia franco-olandese dai dirigenti di Intesa Sanpaolo lo scorso 27 agosto".
Ne riparleremo nel 2013, anche se spero che non serva.
Sacconi esclude che Air France possa arrivare ad avere la maggioranza della nuova Alitalia. Tremonti è prudentissimo, e dice che del Piano Fenice e dei futuri, possibili rapporti con i francesi parlerà mercoledì in Parlamento.
Ma Parigi travolge il canovaccio di tutele e prudenze e reticenze italiane. E da fonti vicine alla compagnia franco-olandese trapela che l'intenzione reale è quella di controllare Alitalia tra cinque anni, quando scade il divieto di cessione delle quote da parte dei soci Cai. "In linea teorica - dicono dalla Francia - vorremmo avere il controllo di maggioranza. Ma, per il momento, siamo disposti anche ad entrare in pista con il 10-20%".
La notizia è stata inoltre riportata sul quotidiano francese La Tribune, come riportato ancora da Repubblica.
La girandola di voci, che si era fermata per qualche giorno, è ripartita stamani con un articolo su La Tribune. Secondo il quotidiano economico francese molto legato all'industria, "prima ci sarebbe l'acquisto di un 10-20% nella newco Alitalia. Poi nel 2013 la possibilità, per AF di prendere la maggioranza del capitale". La proposta, si spiega, "sarebbe stata formulata in segreto alla compagnia franco-olandese dai dirigenti di Intesa Sanpaolo lo scorso 27 agosto".
Ne riparleremo nel 2013, anche se spero che non serva.
martedì 2 settembre 2008
Quale futuro per Alitalia?
Si è giunti ormai alle ore decisive per un possibile salvataggio di Alitalia, la compagnia aerea di bandiera che deve far fronte attualmente ad un debito di 1,172 milioni di euro, secondo le stime riportate dalla stessa azienda nell’agosto 2008, e che il governo Berlusconi, dopo il fallimento del piano proposto da Air France-Klm, sta cercando di salvare da un inevitabile fallimento. Credo che occorra, per comprendere adeguatamente la questione e poter esprimere giudizi coscienziosamente, illustrare le linee essenziali sia del piano Fenice, proposto dall’attuale governo, sia il piano AirFrance discusso invece durante gli ultimi giorni di attività del governo Prodi. Il piano studiato da Intesa-San Paolo e dal governo Berlusconi , denominato “Fenice”, si basa sulla possibilità offerta dalla modifica della legge Marzano approntata dal governo di dividere Alitalia in due compagnie, una “bad company”, in cui confluirebbero tutte le attività non proficue dell’azienda e i debiti finanziari accumulati durante gli anni di cattiva gestione, affidata allo Stato italiano e in una “good company”, in cui al contrario rimarrebbero una parte della flotta Alitalia e tutti gli asset funzionanti della compagnia, destinata a confluire nella nuova Compagnia Aerea Italiana, società fondata ad hoc da una cordata di imprenditori italiani con un capitale iniziale di circa un miliardo di euro. Questa operazione è subordinata al commissariamento di Alitalia, già decretato dal cda della compagnia il 29 agosto 2008 che ha affidato l’azienda ad Augusto Fantozzi, nominato direttamente dal presidente del consiglio, e quindi dal suo fallimento. Il piano Fenice prevede inoltre un’aggregazione della “good company” con Airone, al fine di instaurare il monopolio sulla linea Milano-Roma, l’accordo con almeno una grande compagnia internazionale, possibili sono gli accordi con AirFrance o Lufthansa, il rinnovo del management della compagnia e infine un modello di network che abbandona l’idea dell’hub centralizzato, ma preferisce invece delocalizzare le attività su una rete di sei aeroporti per servire adeguatamente la rete nazionale e internazionale a medio raggio. Infine, si prevede di rinnovare completamente la flotta della compagnia, riducendola però a soli 136 aeromobili da portare a 150 entro il 2013, e di stipulare nuovi contratti di lavoro con i dipendenti, di cui una parte sarà però in esubero(che dovrebbero aggirarsi attorno ai seimila), aumentando le ore di volo del personale; condizione necessaria imposta dagli imprenditori italiani per l’avvio del progetto è il previo accordo sindacale sulla questione del piano industriale e degli esuberi. Il piano AirFrance al contrario proponeva un acquisto dell’intera compagnia attraverso un’opa riservata a tutti gli azionisti al fine di rendere il Tesoro italiano socio di minoranza, un aumento di capitale nell’ordine dei 750 milioni di euro e infine il riacquisto dei bond convertibili emessi dalla compagnia italiana al loro valore nominale; le condizioni necessarie sarebbero state l’esubero di 1600-1700 dipendenti e il ridimensionamento di Malpensa, dal momento che l’hub italiano sarebbe stato Fiumicino. Tralasciando ora i dettagli più strettamente finanziari dei due piani, vorrei esprimere alcune riflessioni personali sulla questione. In primo luogo, quale futuro può avere una compagnia che abbandona il modello del network centralizzato attorno all’hub, adottato da tutti i grandi vettori internazionali da Delta ad AirFrance e Lufthansa, riducendosi ad una piccola azienda regionale, che mira a coprire la rete nazionale ma abbandona la maggior parte delle linee intercontinentali? Per salvare l’italianità di Alitalia, si è così creato un nano che dovrà riuscire a farsi spazio in un giardino popolato da giganti; secondo me, non sarà il salvataggio la vera sfida della cordata di imprenditori, ma sarà il rilancio di una compagnia azzoppata e regionalizzata. Un’ulteriore dettaglio che vorrei sottolineare è la questione degli esuberi che, dai circa 1600-1700 previsti da AirFrance, sono arrivati a quasi seimila secondo le ultime stime proposte per il piano Fenice; se qualcuno potesse spiegarmi secondo quale logica ragionano i sindacati italiani, lo prego sinceramente di spiegarmi la ragione di questa decisione, che ora non sembra altro che un grande abbaglio. Infine, il piano AirFrance prevedeva l’acquisto dell’intera compagnia con tutte le attività valorizzabili, ma anche con i debiti finanziari e le attività improduttive, mentre ora il piano Fenice lascia allo stato i debiti da saldare(come se lo Stato italiano non avesse già i suoi da saldare) e in più tutte le attività malate da smantellare e gli esuberi da gestire; è facile fare gli imprenditori o invocare la cordata italiana saccheggiando una compagnia delle sue attività proficue e accollando alla comunità di coloro che non ne ricaveranno nulla, sia che l’azienda riparta sia che non lo faccia, tutti i debiti da saldare. Per concludere, aspetterei a dichiarare come un miracolo il piano Fenice, visto che quest’ultimo perde su ogni punto rispetto al piano AirFrance, ma piuttosto spererei che non si compia l’”imbroglio” di Eugenio Scalfari, che sulla Repubblica del 31 agosto 2008 mostrava la possibilità concreta che nel 2013, data di scadenza per il divieto di vendita delle azioni di Cai degli imprenditori della cordata, la compagnia possa poi essere venduta ad un vettore straniero; in tal modo avremmo allora conservato solo l’italianità dei debiti di Alitalia. Un gran risultato per il governo Berlusconi.
sabato 30 agosto 2008
Riflessioni che meritano...
Oggi è tutto l’opposto qui in Europa, dove soltanto l’animale da armento perviene agli onori e onori distribuisce, dove l’“uguaglianza dei diritti” si potrebbe anche troppo facilmente trasformare nell’uguaglianza dei torti: intendo dire in una comune guerriglia contro tutto quanto di raro, d’inconsueto, di privilegiato appartiene all’uomo superiore, all’anima superiore, alla superiore responsabilità, alla pienezza creativa della potenza e all’arte del signoreggiare – oggigiorno si addice alla nozione di “grandezza” l’essere nobili, il voler essere per se stessi, il poter essere diversi, il restarsene isolati e la necessità di vivere a modo proprio; il filosofo divinerà qualcosa del suo proprio ideale, quando stabilirà “Piú grande tra tutti sarà colui che può essere il piú solitario, il piú nascosto, il piú diverso, l’uomo al di là del bene e del male, il signore delle proprie virtú, ricco quant
Dreams from Padua
Da tempo ormai non scrivevo più sul mio caro blog...ormai tempo non v'è più tra gli impegni universitari o d'altro tipo...chissà poi quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho scritto una delle mie poesie, quasi quasi penso di non esserne più capace!Forse è vero, forse no; o magari solamente ho bisogno di liberare la mente, librare sulle ali del pensiero, lasciarmi trascinare con foga e con passione da quel pennino sfrenato che tante volte mi ha tenuto compagnia e mi ha dato solievo nei momenti di affanno, o di stress, o semplicemente di preoccupazione per il futuro e per una vita che diventa ogni giorno sempre più maledettamente difficile, anche se tuttavia sento che sta diventando sempre più bella e intrigante. Mi mancano certo le comodità di una volta, il dolce sentirsi chiamare per nome, che è forse la cosa che mi manca di più dell'ambiente delle superiori. Non sono più però così preoccupato, perchè ho visto che le materie mi piacciono veramente e sono completamente soddisfatto dalla scelta che ho fatto; certo che la strada sarà lunga e difficile e mi manca il sostegno di tutti gli amici che ho lasciato e che ora hanno intrapreso la loro propria via. Speriamo che nessuno dimentichi mai quei cinque annio che nel bene e nel male abbiamo vissuto insieme tra i banchi di scuola....
Sperando che torni l'ispirazione...
Quando è stata l’ultima volta che ho scritto qualcosa per mio unico diletto?Non me lo ricordo nemmeno più…In questo periodo ho avuto così tante cose che non sono riuscito a curare uno di quei piaceri a cui non posso fare a meno. Spero allora che l’ispirazione possa tornare presto, sono stanco di vedere solo formule di fisica…
Ecco un’altra delle poesie che scritto, dedicata alla figura del poeta in tirocinio, come si direbbe oggigiorno, ma fin dall’inizio angosciato dalle difficoltà del suo ruolo in una società che non gli riconosce più il suo valore…
Scivola leggiadro il pennino
Variopinto in inchiostro intinto
Dolcemente sull’antica pergamena
E infinite parole, soavi e sublimi
Dipingono il cielo stellato
E l’immensità del mare,
e il silenzio profondo delle selve
e gli oscuri del tuo cuor meandri,
poeta, incantata la mano,
guida abbacinante nell’oscurità del giorno
abbandona la mente tua razionale
all’istinto d’amor ardente.
Parnaso aspetta il tuo canto soave,
Apollo già accorda la lira divina,
sciogli orsù i tuoi secolar legami
unisciti alla sacra schiera
dei miglior fabbri del parlar materno
e umilmente impara la lezione
degli antichi che fuor li maggiori tuoi.
Vita non perde a falsi modelli inseguir
Quale sia la retta tu già il sai
Ed ora il momento è giunto
E ti vedo percorrere il cammino
Solitario e fiero, infelice ma con gaudio
Ch’a riverir Calliope
Cinta di ghirlanda d’alloro,
ansiosa di suo giusto tributo ricever,
con fatica ti condurrò.
Ecco un’altra delle poesie che scritto, dedicata alla figura del poeta in tirocinio, come si direbbe oggigiorno, ma fin dall’inizio angosciato dalle difficoltà del suo ruolo in una società che non gli riconosce più il suo valore…
Scivola leggiadro il pennino
Variopinto in inchiostro intinto
Dolcemente sull’antica pergamena
E infinite parole, soavi e sublimi
Dipingono il cielo stellato
E l’immensità del mare,
e il silenzio profondo delle selve
e gli oscuri del tuo cuor meandri,
poeta, incantata la mano,
guida abbacinante nell’oscurità del giorno
abbandona la mente tua razionale
all’istinto d’amor ardente.
Parnaso aspetta il tuo canto soave,
Apollo già accorda la lira divina,
sciogli orsù i tuoi secolar legami
unisciti alla sacra schiera
dei miglior fabbri del parlar materno
e umilmente impara la lezione
degli antichi che fuor li maggiori tuoi.
Vita non perde a falsi modelli inseguir
Quale sia la retta tu già il sai
Ed ora il momento è giunto
E ti vedo percorrere il cammino
Solitario e fiero, infelice ma con gaudio
Ch’a riverir Calliope
Cinta di ghirlanda d’alloro,
ansiosa di suo giusto tributo ricever,
con fatica ti condurrò.
Estasi mistica
Vorrei proporre una delle prime poesie che ho scritto e una di quelle che più mi sono rimaste nel cuore perché mi ricorda attimi di gioia e libertà, spensieratezza, ma anche il dolore del rifiuto e il triste abbandonarsi del pensiero ad una sorta di perfugium onirico e mistico.
Estasi mistica
Risuona lo scalpiccio
Del tuo lesto passo,
dolce sinfonia
di semplici note,
ed erri in uno spazio
che non sembra tuo.
Assorta nei tuoi pensieri
Irradi una luce
Che rapisce il mio sguardo
Esaltante gioco cromatico
Per i miei occhi
Vaganti alla penombra
Del tuo luminoso
Splendore.
Splendore abbagliante,
Immensa bellezza,
Di natura angelica,
Volgi gli occhi verso i miei
E il tempo si ferma,
Immobile ed eterno
Intorno a me,
Perdo il controllo
di me stesso,
nulla più è reale
e si svela
dinanzi al mio sguardo
nella tua infinita bellezza
la verità ultima e indicibile
ed ora forse so
che cosa è Dio.
Estasi mistica
Risuona lo scalpiccio
Del tuo lesto passo,
dolce sinfonia
di semplici note,
ed erri in uno spazio
che non sembra tuo.
Assorta nei tuoi pensieri
Irradi una luce
Che rapisce il mio sguardo
Esaltante gioco cromatico
Per i miei occhi
Vaganti alla penombra
Del tuo luminoso
Splendore.
Splendore abbagliante,
Immensa bellezza,
Di natura angelica,
Volgi gli occhi verso i miei
E il tempo si ferma,
Immobile ed eterno
Intorno a me,
Perdo il controllo
di me stesso,
nulla più è reale
e si svela
dinanzi al mio sguardo
nella tua infinita bellezza
la verità ultima e indicibile
ed ora forse so
che cosa è Dio.
Articolo dall'ultimo numero del Caterpillar(2007)
Driiiin….driiin….ormai ci siamo…è finita….
L’anno scolastico sta ormai per finire, anche quest’anno, come sempre nella vita del liceo, gente va, esce, verso il mondo dell’università, verso la realtà, e altri invece rimangono nelle aule di questa nostra scuola, sognando che prima o poi tutto finisca. Lo so bene, per quasi quattro anni l’ho fatto anch’io, ogni anno aspettavo la fine delle lezioni e pensavo a quanto tempo ancora mancava prima che la fatica terminasse, magari mentre cercavo di studiare una delle mille difficili formule di fisica o matematica, o cercando di capire, guardando gli appunti con occhi stralunati, che cosa stesse cercando di dirci la prof mentre spiegava in classe. Adesso ormai ci siamo, il sogno si sta ormai per realizzare, ma ora provo però una certa tristezza pensando a quello che ho trascorso, a quelle esperienze che in questa scuola ho vissuto e a quella tranquillizzante routine che, benché spesso mi abbia assillato durante questi cinque anni, non ritroverò più e certamente un pochino mi mancherà. Sono stati anni difficili, impegnativi e mi diverte pensare, guardando i primini, quanto siamo cresciuti e maturati al Mascheroni, alle amicizie che abbiamo stretto, agli amori sbocciati e magari anche conclusisi, forse anche mai iniziati, ma che hanno in ogni caso animato la nostra vita da liceali, il rapporto spesso difficile, ma pieno di soddisfazioni con i professori, tutti quelli che abbiamo conosciuto nel corso di questi anni. Chi mai l’avrebbe detto che tutto sarebbe passato così in fretta? All’inizio di quest’anno immaginavo come sarebbe stata lunga la quinta classe e come saremmo stati in ansia per gli esami che ormai incombono; in realtà è stato quasi un lampo, veloce, e adesso, ormai vicini alla maturità, camminare per i corridoi del liceo, sedersi tutti i giorni in classe, guardare i primini che si affannano al bar per conquistare un panino, acquista veramente un altro significato e mi rimanda al passato, a quando eravamo anche noi appena arrivati, esitanti, trepidanti per la suggestione che ci faceva entrare per la prima volta in un ambiente così diverso da quello dove eravamo cresciuti, quando ancora le aule sembravano immense e le prime verifiche uno scoglio insormontabile. Ricordo ancora il primissimo giorno di scuola, quando conobbi tutti quelli che sarebbero stati i miei compagni in questa avventura stupenda che mi stavano aspettando con gli occhi ancora assonnati, poiché ero già arrivato in ritardo, dopo che mi ero perso nel cercare la classe. Sicuramente indimenticabili saranno anche i primi giorni della terza, quando, atteggiandoci già da grandi, pur non essendolo, perché eravamo finalmente al triennio, abbiamo incontrato i professori che ci hanno accompagnato per gli anni forse più belli e vivaci del liceo, benché siano anche quelli più impegnativi e stressanti, e che ritroveremo anche all’esame di maturità, perlomeno alcuni. Molti sono stati i momenti belli di questi cinque anni, tra queste le gite di classe e il divertimento ad esse collegato, ma la quinta ci ha riservato sicuramente le emozioni più grandi, la grande vittoria a Saint-Vincent di quest’anno, quando abbiamo sconfitto Lussana e Sarpi, dimostrando ancora una volta di essere i migliori, la bellissima gita a Praga e, per quanto mi riguarda, il viaggio a Roma all’inaugurazione dell’anno scolastico. Senza dubbio queste esperienze rimarranno nel mio cuore, così come i compiti, la fatica, le delusioni per voti che magari non mi soddisfavano, ma soprattutto non scorderò mai quando il nostro preside Di Mauro, ancora quando io ero in terza, si emozionò raccontando la storia della scuola, che conoscevo solo in parte, facendomi sentire parte di una sola grande famiglia. Una famiglia che mi ha accolto, ospitato, che mi ha fatto piangere o esultare, ma che senza dubbio mi ha fatto crescere, come mai avrei pensato quando questa avventura ha avuto inizio. Una famiglia che voglio ringraziare per tutto quel bagaglio di esperienze che come una spaziosa valigia porterò sempre con me ovunque il futuro dirigerà i miei passi e che conserverò nella memoria e nel cuore come gli anni sicuramente più belli di questa vita, la quale, come dice Seneca, autore che tanto piacerà alle prossime quinte, longa est si uti scias. Spero così che il Mascheroni, la scuola che così grandi gioie mi ha regalato, possa continuare, percorrendo la strada che ha intrapreso fin dalla sua nascita, ad essere non solo centro di formazione culturale, ma anche e soprattutto centro di maturazione, centro propulsivo di una crescita completa per ogni studente che sceglierà di affidargli il proprio futuro, così come di tutti i docenti a cui sarà affidata la vita di questa istituzione, che non è solo una scuola, ma che è stata prima di tutto il sogno e l’avventura di un grande educatore e di un gruppo di docenti che in essa ha creduto.
L’anno scolastico sta ormai per finire, anche quest’anno, come sempre nella vita del liceo, gente va, esce, verso il mondo dell’università, verso la realtà, e altri invece rimangono nelle aule di questa nostra scuola, sognando che prima o poi tutto finisca. Lo so bene, per quasi quattro anni l’ho fatto anch’io, ogni anno aspettavo la fine delle lezioni e pensavo a quanto tempo ancora mancava prima che la fatica terminasse, magari mentre cercavo di studiare una delle mille difficili formule di fisica o matematica, o cercando di capire, guardando gli appunti con occhi stralunati, che cosa stesse cercando di dirci la prof mentre spiegava in classe. Adesso ormai ci siamo, il sogno si sta ormai per realizzare, ma ora provo però una certa tristezza pensando a quello che ho trascorso, a quelle esperienze che in questa scuola ho vissuto e a quella tranquillizzante routine che, benché spesso mi abbia assillato durante questi cinque anni, non ritroverò più e certamente un pochino mi mancherà. Sono stati anni difficili, impegnativi e mi diverte pensare, guardando i primini, quanto siamo cresciuti e maturati al Mascheroni, alle amicizie che abbiamo stretto, agli amori sbocciati e magari anche conclusisi, forse anche mai iniziati, ma che hanno in ogni caso animato la nostra vita da liceali, il rapporto spesso difficile, ma pieno di soddisfazioni con i professori, tutti quelli che abbiamo conosciuto nel corso di questi anni. Chi mai l’avrebbe detto che tutto sarebbe passato così in fretta? All’inizio di quest’anno immaginavo come sarebbe stata lunga la quinta classe e come saremmo stati in ansia per gli esami che ormai incombono; in realtà è stato quasi un lampo, veloce, e adesso, ormai vicini alla maturità, camminare per i corridoi del liceo, sedersi tutti i giorni in classe, guardare i primini che si affannano al bar per conquistare un panino, acquista veramente un altro significato e mi rimanda al passato, a quando eravamo anche noi appena arrivati, esitanti, trepidanti per la suggestione che ci faceva entrare per la prima volta in un ambiente così diverso da quello dove eravamo cresciuti, quando ancora le aule sembravano immense e le prime verifiche uno scoglio insormontabile. Ricordo ancora il primissimo giorno di scuola, quando conobbi tutti quelli che sarebbero stati i miei compagni in questa avventura stupenda che mi stavano aspettando con gli occhi ancora assonnati, poiché ero già arrivato in ritardo, dopo che mi ero perso nel cercare la classe. Sicuramente indimenticabili saranno anche i primi giorni della terza, quando, atteggiandoci già da grandi, pur non essendolo, perché eravamo finalmente al triennio, abbiamo incontrato i professori che ci hanno accompagnato per gli anni forse più belli e vivaci del liceo, benché siano anche quelli più impegnativi e stressanti, e che ritroveremo anche all’esame di maturità, perlomeno alcuni. Molti sono stati i momenti belli di questi cinque anni, tra queste le gite di classe e il divertimento ad esse collegato, ma la quinta ci ha riservato sicuramente le emozioni più grandi, la grande vittoria a Saint-Vincent di quest’anno, quando abbiamo sconfitto Lussana e Sarpi, dimostrando ancora una volta di essere i migliori, la bellissima gita a Praga e, per quanto mi riguarda, il viaggio a Roma all’inaugurazione dell’anno scolastico. Senza dubbio queste esperienze rimarranno nel mio cuore, così come i compiti, la fatica, le delusioni per voti che magari non mi soddisfavano, ma soprattutto non scorderò mai quando il nostro preside Di Mauro, ancora quando io ero in terza, si emozionò raccontando la storia della scuola, che conoscevo solo in parte, facendomi sentire parte di una sola grande famiglia. Una famiglia che mi ha accolto, ospitato, che mi ha fatto piangere o esultare, ma che senza dubbio mi ha fatto crescere, come mai avrei pensato quando questa avventura ha avuto inizio. Una famiglia che voglio ringraziare per tutto quel bagaglio di esperienze che come una spaziosa valigia porterò sempre con me ovunque il futuro dirigerà i miei passi e che conserverò nella memoria e nel cuore come gli anni sicuramente più belli di questa vita, la quale, come dice Seneca, autore che tanto piacerà alle prossime quinte, longa est si uti scias. Spero così che il Mascheroni, la scuola che così grandi gioie mi ha regalato, possa continuare, percorrendo la strada che ha intrapreso fin dalla sua nascita, ad essere non solo centro di formazione culturale, ma anche e soprattutto centro di maturazione, centro propulsivo di una crescita completa per ogni studente che sceglierà di affidargli il proprio futuro, così come di tutti i docenti a cui sarà affidata la vita di questa istituzione, che non è solo una scuola, ma che è stata prima di tutto il sogno e l’avventura di un grande educatore e di un gruppo di docenti che in essa ha creduto.
Speranze!!
03 agosto 2007
L’estate volge ormai al termine e incombe già il tempo delle decisioni, non si potrà tergiversare o rimandare perché settembre è alle porte con il suo strascico di esami, ricerca di eventuale appartamento a Padova e chissà cos’altro…Ancora non ho realizzato che la mia vita da liceale è finita, la maturità non è stata altro che una prova difficile, superata con successo, ma mi sembra ancora di essere legato a quella scuola che mi ha cresciuto per cinque anni; non ho avuto il tempo finora di sedermi e pensare che a settembre non ci sarà più per me il rientro a scuola, la campanella che regalava sollievo anche nelle giornate più pesanti e tutte quelle piccole cose che però ci hanno accompagnato durante questi ultimi anni.
Ho paura del futuro e, benché sia da tempo che sognassi di andarmene, di “cambiare aria”, vorrei proprio che ci fosse ancora tempo per riflettere, tempo per sognare, tempo per capire…Questo tempo però non ci è concesso, lo diceva anche Seneca, dobbiamo sfruttare quel poco ci è dato al meglio, ma vorrei tanto sapere chi veramente sa cosa vuole dalla propria vita…io penso che nessuno lo sappia fino in fondo…
Non vorrei commettere un errore proprio ora, ed è forse questo il mio più grande timore, oltre al fatto che non avrò più al mio fianco i miei amici, i miei cari compagni di classe che a volte non sopportavo ma che mi hanno sempre sostenuto.
Speriamo ancora una volta di intraprendere la strada giusta...
L’estate volge ormai al termine e incombe già il tempo delle decisioni, non si potrà tergiversare o rimandare perché settembre è alle porte con il suo strascico di esami, ricerca di eventuale appartamento a Padova e chissà cos’altro…Ancora non ho realizzato che la mia vita da liceale è finita, la maturità non è stata altro che una prova difficile, superata con successo, ma mi sembra ancora di essere legato a quella scuola che mi ha cresciuto per cinque anni; non ho avuto il tempo finora di sedermi e pensare che a settembre non ci sarà più per me il rientro a scuola, la campanella che regalava sollievo anche nelle giornate più pesanti e tutte quelle piccole cose che però ci hanno accompagnato durante questi ultimi anni.
Ho paura del futuro e, benché sia da tempo che sognassi di andarmene, di “cambiare aria”, vorrei proprio che ci fosse ancora tempo per riflettere, tempo per sognare, tempo per capire…Questo tempo però non ci è concesso, lo diceva anche Seneca, dobbiamo sfruttare quel poco ci è dato al meglio, ma vorrei tanto sapere chi veramente sa cosa vuole dalla propria vita…io penso che nessuno lo sappia fino in fondo…
Non vorrei commettere un errore proprio ora, ed è forse questo il mio più grande timore, oltre al fatto che non avrò più al mio fianco i miei amici, i miei cari compagni di classe che a volte non sopportavo ma che mi hanno sempre sostenuto.
Speriamo ancora una volta di intraprendere la strada giusta...
Sopravvissuto!!
21 giugno
Anche la seconda prova è andata...l'avevo detto che sarebbe stata la maturità
delle sorprese!!!!Certo che siamo proprio sfortunati...prima Dante che penso nessuno abbia
ripassato....tanto era uscito due anni fa...non potrà mai uscire ancora...ed ecco che Fioroni
ci piazza la sorpresina...tanto valeva che mettesse Foscolo a questo punto...
Certo che anche la seconda prova non era certo semplice...non si è mai vista tanta teoria
in una prova d'esame...meno male che l'avevo ripassata e me la son cavata...
A parte tutto siamo sopravvissuti e con fatica abbiamo fatto le prime due prove; manca solo la terza
adesso!!!!!Chissà cosa ci metterà la Boffelli...aiuto!!!!!!!!!!!
Anche la seconda prova è andata...l'avevo detto che sarebbe stata la maturità
delle sorprese!!!!Certo che siamo proprio sfortunati...prima Dante che penso nessuno abbia
ripassato....tanto era uscito due anni fa...non potrà mai uscire ancora...ed ecco che Fioroni
ci piazza la sorpresina...tanto valeva che mettesse Foscolo a questo punto...
Certo che anche la seconda prova non era certo semplice...non si è mai vista tanta teoria
in una prova d'esame...meno male che l'avevo ripassata e me la son cavata...
A parte tutto siamo sopravvissuti e con fatica abbiamo fatto le prime due prove; manca solo la terza
adesso!!!!!Chissà cosa ci metterà la Boffelli...aiuto!!!!!!!!!!!
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